I luoghi dello spirito

I luoghi dello spirito sono nella magnifica Cattedrale di Otranto, con portale e rosone del tardo Quattrocento e con il suo mosaico di tessere policrome del XII secolo, che lascia stupefatto anche il più distaccato dei visitatori.

Sono nei mosaici paleocristiani di Santa Maria della Croce (Casaranello) a Castrano, nella chiesa di San Domenico a Nardò, nella cattedrale seicentesca di Sant’Agata e nella chiesa della Purità a Gallipoli e in tante altre località da Tricase a Squinzano (dove è ubicata la splendida Abbazia di Santa Maria di Cerrate, già residenza di monaci brasiliani) a Leuca.

Cripte eremitiche e cripte bizantine

Nella dimensione del sacro, cripte eremitico-bizantine e chiese rappresentano i termini di una medesima realtà, l’anima, autentica e devota custode dell’arcano che domina nell’universo. Se nella notte dei tempi quell’anelito trovò forma e materia nelle pietrefitte e nei dolmen, nei due millenni dell’era cristiana ha scelto due soluzioni esattamente opposte e simmetriche: lo scavo in profondità e la costruzione in sopraelevazione. Due soluzioni, si badi, non dovute al caso, ma intimamente legate ad una cultura radicata nel tempo, l’ipogeo preistorico, evolutosi nelle forme messapico-magnogreche, e il tempio pagano della civiltà greco-romana.

Per quanto riguarda le cripte eremitiche e più in generale il fenomeno rupestre degli invasi sacrali, la storia inizia nell’VIII sec., a seguito della lotta iconoclasta scatenata dall’imperatore di Bisanzio Leone III, allorquando una moltitudine di anacoreti si riversò nel Salento. Conducendo una vita ascetica e contemplativa, gli eremiti occuparono dapprima le grotte presenti lungo le coste, per adibire poi a chiesette e dormitori le grotte naturali disseminate nell’entroterra.

Basta visitare la cripta di Santa Marina a Muro Leccese, Santa Apollonia, nel borgo di San Dana, nel Capo di Leuca, la Madonna del Gonfalone a Tricase, Santa Marina a Miggiano, la Coelimanna a Supersano, Santa Maria degli Angeli e i SS. Stefani a Poggiardo e a Vaste, la cripta della Favana a Veglie, e poi ancora Giurdignano, Carpignano Salentino, Casarano, Gallipoli, Ruffano, Ortelle, Otranto (con i resti del faro di civiltà di san Nicola di Casole), Sanarica, San Cassiano, Specchia, Squinzano, la chiesa rupestre del Crocefisso a Ugento, Giuliano, per toccare con mano quanta passione e quanto trasporto hanno animato i colori degli anonimi affrescatori delle chiese rupestri e rurali salentine.

Accanto alle cripte bizantine, altri gioielli d’arte e di fede arricchiscono il già vasto patrimonio del Salento, le chiese. Alcune risalgono al Basso Medioevo, quando predominava ancora la civiltà di Bisanzio prima (San Pietro a Otranto, Casaranello), e quella normanna poi (Sant’Eufemia a Specchia, San Pietro a Giuliano, San Giovanni Battista a Patù, e più in là nel tempo la splendida di affreschi Santa Caterina d’Alessandria aGalatina, l’Abbazia di Cerrate a Squinzano), altre, e le più numerose, al periodo umanistico-rinascimentale.

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